di Mario Berruti
Quaderno n. 4 dell'Associazione Emanuele Celesia
E' da oggi in vendita nelle librerie di Finale Ligure il Quaderno n. 4 dell'Associazione "Emanuele Celesia", dal titolo "La Scelta, Finale di fronte al Futuro".
I dieci anni che vanno dal 1896 al 1906 furono fondamentali per la storia finalese, perché le scelte politiche che contraddistinsero quel decennio segnarono profondamente il futuro di Finale. Le elezioni del 1902 costituirono la svolta decisiva della politica del paese, ma sia l'amministrazione precedente che la nuova si trovarono entrambe davanti ad una "Scelta" che avrebbe dovuto disegnare il destino turistico o industriale di Finale. Il Quaderno vuole ripercorrere le tappe che portarono a fare quella scelta.
La lettura dei verbali del consiglio comunale, nonché dei testi che alcuni tra i più importanti protagonisti dell’ultimo decennio dell’800 e dei primi anni del ‘900 ci hanno lasciato, ci consentono, infatti, di delineare gli eventi storici che modificarono l’economia finalese del XX secolo.
Finalmarina, nel secolo precedente, fondava la propria economia quasi esclusivamente sul mare, e sulle attività connesse. Contrariamente a quanto avvenne in altre località del Ponente ligure, a Finale non si verificò, o comunque in misura minima, quel fenomeno che trasformò la Riviera in una meta turistica di prim’ordine. Finalmarina non fu sicuramente l’unica località di Ponente che conobbe con molto ritardo questo fenomeno, ma è indubbio che l’imprenditoria finalese fu colpevolmente assente.
Gli albori dell’“industria” turistica ponentina devono farsi risalire agli anni ’40 del XIX secolo, quando, grazie alle iniziative personali di alcuni imprenditori locali e stranieri, furono costruite le prime infrastrutture. Soltanto in un momento successivo le pubbliche amministrazioni (ma solo alcune) capirono l’importanza che quella “nuova” economia poteva rappresentare, e agirono con propri progetti, anche in supporto dei privati.
E Finale fu tra quelle che si "svegliarono tardi, troppo tardi. In questa località, infatti, le infrastrutture necessarie allo sviluppo dell’industria turistica tardarono, e di molto, ad essere edificate. Quando finalmente il Comune si mosse, e a fine ‘800 varò il progetto della costruzione di un grande albergo, della ristrutturazione di alloggi esistenti e della costruzione di nuove palazzine per i turisti, furono proprio le maggiori famiglie, proprietari di edifici e terreni che bloccarono ogni velleità di nascita dell’industria turistica.
Neppure Nicolò Saccone, che godeva di un amplissimo consenso elettorale dopo la grande vittoria alle elezioni del 1902, e aveva quindi una solida maggioranza in Consiglio, fu in grado di convincere i riottosi proprietari e possidenti. Nonostante i bellicosi propositi, nonostante le iperboliche promesse, nonostante i vagheggiati interventi per migliorare le condizioni economiche del popolo finalese, in realtà Nicolò Saccone non fece altro che proseguire nelle azioni che la Giunta precedente aveva intrapreso, e che non aveva portate a termine, vuoi per una colpevole lentezza nell’assumere decisioni, vuoi per la traumatica sconfitta subita alle elezioni del 1902. L’avvio della discussione sulla necessità di dare impulso al turismo e alla costituzione di una vera “colonia marina” è da far risalire alla Giunta Barralis (e agli studi e alle idee lanciate in materia dall’avv. Emanuele Rossi). Saccone, è vero, diede una forte accelerazione al progetto, anzi lo fece proprio e dedicò ogni sforzo per la sua realizzazione; ma anch’egli lo dovette abbandonare a causa degli ostacoli frapposti dai proprietari di edifici, che si opposero alle espropriazioni, e a causa delle croniche difficoltà finanziarie in cui versavano le casse comunali.