Il 10 aprile 1974 moriva a Finale Ligure un personaggio alquanto singolare, che qualcuno ancora ricorda ma del quale pochi sanno dire qualcosa: il sig. Tullio Palmero. Alla data del 13 marzo 1952 risulta residente a Finale. E qui inizia il mistero: residente dove? Alcuni lo ricordano presente per un periodo all'albergo Roma in Finalborgo, altri, in periodi successivi e diversi presso l'albergo Nino di Finalmarina, presso la pensione Vittoria e sicuramente presso l'albergo Olimpic di salita del Grillo fino al decesso. Quando fu celebrato il funerale (a spese degli albergatori finalesi che si occuparono anche della sepoltura nel campo delle tombe perpetue) pare non si sia presentato alcun parente anche se si parlò di un fratello, residente a Bordighera (o Ventimiglia) proprietario di un negozio di fiori. Restò un baule pieno dei suoi abiti e solo quello ci testimonia la sua presenza che fu, per vent'anni, un elemento caratteristico della vita di Finale. Già, gli abiti. Erano questi a farlo notare in giro per la passeggiata, per via Rossi, in piazza di Spagna. Eccentrici, coloratissimi, di taglio perfetto e portati con grandissima eleganza completati spesso da Panama o Borsalino, a volte ghette, bastone. Insieme ai capelli, tenuti un po' lunghi, ma curatissimi e al passo disinvolto, facevano di Tullio Palmero un personaggio veramente unico. Qualcuno lo chiamava “il Professore” per la sua cultura, qualcun altro senza farsi sentire, considerando il tipo di stoffa dei suoi abiti, simile a quello di certi abiti religiosi, lo chiamava “Kyrie eleison”, altri il “Conte”. Gli abiti li confezionava su misura la Sartoria F. Tarchini , di Via Don Bosco 8/3 a Savona. Erano infatti abiti assolutamente improbabili nei colori e nei tessuti, sgargianti, a volte decorati con bottoni gioiello, passamanerie, risvolti di raso e velluto, lustrini applicati magari su un fondo in raso o damasco, con fodere altrettanto (per noi) assurde, in lino colorato o stoffe fiorite. Viveva così: fra un albergo e l'altro di Finale, guadagnandosi la vita come interprete e traduttore quando ancora l'Istituto Alberghiero non sfornava addetti alla reception e alle pubbliche relazioni e ci si affidava a chi aveva viaggiato e imparato le lingue sul posto. Erano gli anni in cui arrivavano i treni di turisti dalla Germania per la Riviera dei Fiori, quando il turismo era una risorsa per tanti, le vacanze in albergo duravano a lungo e i giovani rivieraschi facevano innamorare le bionde nordiche stese al sole e magari le convincevano a fermarsi qui. Lui, il prof. Palmero, sempre inappuntabile, offriva le sue prestazioni di interprete e a quanto pare, a volte solo in cambio di vitto e alloggio. Tutte le persone interpellate sono concordi nel dire che era una persona molto discreta, che non parlava mai di sé, educatissima, gentilissima e con ottimi rapporti con tutti. Nulla di più.
Un altro aneddoto riguarda la sua eleganza: indossava cappelli Borsalino e pare sia stato lui l'inventore dello slogan “L'eleganza nasce dal cappello” usato per molto tempo dalla ditta produttrice (naturalmente per la frase coniata non ricevette compenso dalla ditta)… continua sul numero 3 del Quadrifoglio
A cura di Giovanna Fechino