Sabato 6 Luglio 2024, ore 20,30
Auditorium Destefanis, in Santa Caterina Finalborgo
Proiezione del film "La spaggia" (1954)
Evento organizzato da Associazione "Emanuele Celesia", con il patrocinio e il sostegno del Comune di Finale Ligurein collaborazione con Nuovofilmstudio e Ferrania Film MuseumA 70 anni dall’uscita nelle sale del film “La spiaggia” di Alberto Lattuada, Associazione Celesia e comune di Finale ligure, in collaborazione con Nuovofilmstudio – Delegazione Fai Savona – Ferrania Film Museum, alla presenza del curatore Alessandro Bechis e Paolo Ghelfi, propongono un incontro dedicato alla prima pellicola a colori italiana che coinvolge il territorio della provincia di Savona, ed in particolare Finale Ligure e Spotorno.
Alle ore 20.30
Breve introduzione dell’Associazione Celesia: Roberta Grossi, Mauro Berruti e Antonio Narice.
Presentano la serata (documentario e film) Paolo Ghelfi, il curatore del Ferrania Film Museum, Alessandro Bechis, e Virginia Satragno per la delegazione Fai Savona.
Alle ore 20,45
Il colore dei Sogni
La storia del film "La spiaggia" in un documentario di Paolo Ghelfi, con riprese e montaggio Massimo Fornasier, 20’
Il film fu girato nella Riviera Ligure, in particolare a Finale Ligure e Spotorno, con un ampio coinvolgimento della comunità dei due borghi. Per le riprese fu utilizzata una pionieristica pellicola Ferrania, avvalendosi dell’assistenza diretta dei tecnici dell’azienda nell’omonima frazione del Comune di Cairo Montenotte.
Presentazione del romanzo Ferraniacolor sulla realizzazione del film, che raccoglie ricordi e testimonianze dei protagonisti coinvolti nelle riprese.
Alle ore 21.15
Proiezione del film "La spiaggia"
di Alberto Lattuada, 1953, durata 100’.
In un albergo di lusso situato in una località marina, suscita grande scandalo la scoperta che una distinta signora in vacanzacon la figlia è in realtà una prostituta. Tutti allontanano la donna, finché un riccone non le offre il braccio per condurla sulla passeggiata. Ogni pregiudizio moralistico viene allora bandito.
Nel lungo prologo, esile e delicato nel descrivere l’affetto di una madre verso la figlia, si percepisce già la tragedia a venire. Lattuada, però, ritarda l’evento, preferendo fustigare l’ipocrisia della morale borghese.
Bastano due carrellate sugli ospiti dell’albergo, esaustive e totalizzanti: quella della prima cena e quella che descrive le “fasi preparatorie” delle donne prima dell’uscita serale. Snob, ragazzine viziate, gretti arricchiti, mogli avide, mantenute e pettegole, lacchè e viscidi. La “creme”, l’alta classe della nostra società, tutta schierata contro colei che rappresenta, con la sua professione, lo “scandalo” ma non lo impersona bene come i suoi detrattori. È il mondo che la circonda a prostituirsi: lo dimostra il memorabile apologo finale, fra i più cinici visti al cinema, dove ci si sveste delle illusioni dell’idealista che vuole cambiare l’umanità (il sindaco) inchinandosi al vero potere, quello del successo e del denaro, che incute il rispetto e l’invidia della maggior parte degli esseri umani.