Venerdì 11 luglio 2025 alle ore 21 in piazza S.Giovanni Battista a Finalmarina l’associazione Emanuele Celesia presenterà il volume “Vignadonna” di Mauro Berruti e Antonio Narice, l’opera andrà ad arricchire la conoscenza storica del finalese affrontando nel dettaglio un argomento finora trattato solo marginalmente dagli studiosi. Il podere Vignadonna si trovava a sud-est della chiesa e del monastero dei frati Cappuccini di Final¬marina. Si hanno prime notizie del podere in un documento notarile del 17 giugno 1224, con il quale Enrico II, figlio del marchese di Savona Enrico Il Guercio, assegnava dieci scandagli di vino a favore del monastero di Santo Stefano di Millesimo. Circa 200 anni dopo, Giovan Mario Filelfo, nella sua Guerra del Finale (1447), afferma che i genovesi "costruirono altre bastite e una altrettanto grande quasi sopra la spiaggia che chiamano Vignadonna presso il palazzo del finalese Gandolfo Rufini.", il che fa ritenere che il podere di Vignadonna arrivasse fino alla spiaggia, o quanto meno molto vicino. Fino ai primi anni del Seicento il podere fu coltivato a vigna e ad altre piante da frutto, allorquando gli spagnoli decisero che qui sarebbe sorta una caserma e l'ospedale per i soldati che, sbarcati dalle navi provenienti dalla Spagna, dovevano essere curati prima di prendere il cammino verso la Pianura Padana e poi verso i teatri di guerra nelle Fiandre. Con il venir meno delle esigenze militari, il podere venne ripartito tra privati. Qui sorsero, nell'Ottocento, l'Asilo infantile, il convento delle Suore della Misericordia e, in ottima posizione, la villa del conte Edoardo Franchelli, che venne acquistata prima da Laura De Raymondi, che le diede il nome di villa "Laura”, e poi dal maresciallo d'Italia Enrico Caviglia, che la chiamò villa "Vittorio Veneto". Negli anni Sessanta del Novecento la villa venne abbattuta, il suo splendido giardino dissodato, e su quell'area sorsero condomini, che ancor oggi lo occupano sull'angolo tra via Torino e via Brunenghi. Il libro ripercorre la storia del podere, dal suo originario utilizzo a tutte le trasformazioni che ha subito fino all'età contemporanea.