I cosiddetti “moti del 1848”, anche conosciuti come la “Rivoluzione del ‘48” o anche “Primavera dei popoli”, furono un’ondata di tumulti rivoluzionari promossi dai borghesi che sconvolsero l'Europa nel 1848. Fu una fase storica fatta di grandi aspirazioni e ideali, che segnò profondamente la società dell’epoca. E a Finale? Che cosa accadeva in quegli anni? Qui vogliamo raccontare una storia … diversa: i moti ci furono, anche violenti, ma determinati da ben altre ragioni.
I dieci anni della reggenza della Parrocchia di San Giovanni Battista di Finalmarina e i sette anni successivi furono tra più turbolenti della storia di questo paese (in tempi di pace). Giuseppe Siccardi fu accusato di ogni malefatta, fu sospeso a divinis per ben tre volte, e altrettante fu riabilitato, fino a che venne definitivamente dichiarato decaduto il 16 marzo 1846 con apposito decreto di Domenico Gualco, vicario generale della curia metropolitana di Genova. Nel giugno del 1853 furono pubblicati gli atti dell’indagine che aveva portato al decreto di decadenza. Si tratta di un corposo volume di 208 pagine che raccoglie lettere, dichiarazioni, interrogatori, provvedimenti vescovili, ricorsi, che sono testimonianza di un momento storico molto burrascoso: tra il 1836 e il 1846 Finalmarina conobbe un periodo di grande tensione nella comunità religiosa. Anche nella comunità laica si crearono due “partiti” (pure nell’ambito della stessa famiglia), uno favorevole all’Arciprete e l’altro contrario. Siccardi fu definito in vari modi: demonio della superbia, temerario, ribelle, fine maestro di raggiro e d’intrigo, uomo avvezzo a “sotterfugi, cabale e vessazioni”, e che viveva “tra l’oscurità e le tenebre”. Amore fortissimo e odio violento, questi furono i sentimenti che egli ingenerò tra i suoi concittadini, senza mezze misure. Chi lo adorò fu pronto alla sommossa, soprattutto quando il Vescovo di Savona lo sollevò dalle sue funzioni; chi lo odiò ricorse ad ogni mezzo pur di cacciarlo.
-- Sarà presente a Librinchiostro 2014 --